La sentenza della Corte federale del lavoro chiarisce che le chat private su piattaforme come WhatsApp possono avere conseguenze professionali significative. I dipendenti devono essere consapevoli che anche nei gruppi privati i contenuti possono essere condivisi con terze parti, compreso il loro datore di lavoro. Il presupposto che la riservatezza protegga dalle conseguenze del diritto del lavoro, come il licenziamento, non è affatto ovvio.
Per i datori di lavoro, la decisione del Tribunale federale del lavoro rappresenta un ostacolo minore nell'adottare misure contro dichiarazioni gravi, in particolare offensive e sprezzanti all'interno della forza lavoro. Questa precisazione è importante perché la Corte federale del lavoro (BAG) ha affermato nella sentenza del 10 dicembre 2009 (2 AZR 534/08) che i dipendenti possono in genere confidare nel fatto che dichiarazioni diffamatorie su superiori e colleghi non saranno rese pubbliche.
L'attuale decisione sottolinea l'importanza del contenuto delle dichiarazioni. Nel caso di dichiarazioni particolarmente gravi, un dipendente non può semplicemente fare affidamento sulla riservatezza. In un'epoca in cui i confini tra vita professionale e privata diventano sempre più sfumati, è fondamentale essere consapevoli delle possibili conseguenze. Questa sentenza del Tribunale federale del lavoro sottolinea chiaramente questa realtà.